Percorso biografico di Tonino Gottarelli

Facendo un salto panoramico sulle colline e guardando dall’alto, si apre al nostro sguardo una cittadina, nota per il suo Autodromo: Imola.

Qui, in un vicoletto del centro di Imola, nasce nel 1920 lo scrittore-pittore Tonino Gottarelli, secondo dei tre figli di Lodovico e Irene Galassi. 

Tale vicolo Brullo, lascerà una profonda impronta nel suo modo di vivere in quanto viene educato, prima delle scuole elementari, da uno strano signore che abita nella stessa strada e che passa le sue giornate ad istruire i ragazzi, i più piccoli del rione. Tutta la sua infanzia riceve un indirizzo particolare verso un modo di vivere forte e appassionante, che non indebolisce la sua sensibilità.

Frequenta con ottimi risultati il Regio Ginnasio B. Rambaldi di Imola; quindi, si laurea in filosofia all’Università di Urbino, discutendo la tesi “Aspetti del problema gnoseologico”.

Inizia l’insegnamento, periodo travagliato nella vita di Gottarelli: da prima come professore di storia e geografia nella scuola media, finché il suo interesse si sposta verso la psicologia dell’infanzia e insegna come maestro elementare nei luoghi più disparati del comprensorio imolese. E dunque… nel 1950 lo troviamo nelle vicinanze di Imola, a Tossignano dove insegna per 2 anni, mentre poco dopo è nella scuola elementare a Riviera per 4 anni.

Nel 1956/57, Gottarelli viene trasferito a Pieve di Gesso e insegna qui per 2 anni.

Più tardi, nel 1959, viene trasferito di nuovo in una scuola elementare a Croara dove rimane per altri due anni.

Ma la sua sensibilità e l’indole letterario non l’abbandonano, tutt’al più si accentua ricavando dall’insegnamento una profonda conoscenza sul disegno dei bambini.

A questo proposito Gottarelli scrive: “…il mondo dei bambini è straordinariamente interessante e, mi si perdoni il termine retorico, «istruttivo» per un artista”.

Dal punto di vista letterario, a vent’anni, Gottarelli, ha scritto il romanzo l’Ideale, che gli viene pubblicato durante il servizio militare a Parma, nel 1942.

Un anno dopo, nella caserma di fanteria al valico del Moncenisio, dove presta servizio come sottotenente, scrive un libro di novelle, Il gioco del solitario, pubblicato a Imola.

Nemmeno la guerra lo distoglie dalla passione per la filosofia.

Poi, sviluppando sempre più il suo credo poetico, inizia a dipingere intorno agli anni ’50.

Immediatamente dopo, nel 1953, svela la sua intima essenza con una raccolta di liriche, La pioggia in città e l’anno dopo Dove abito io, quindi, E di alberi non si è detto ancora nulla.

Scrive e dipinge ininterrottamente mentre con una figlioletta di appena sei anni frequenta le migliori gallerie d’Italia, dove la bambina, di nome Grazia, espone le sue opere.

E’ di questo periodo la scelta di isolarsi a vivere solamente in campagna. Il suo talento poetico viene scoperto nel 1960, dal critico letterario Giacinto Spagnoletti, che come presidente della giuria del Premio Cervia assieme a Giuseppe Ungaretti, lo proclama vincitore.

Nella motivazione del Premio, Spagnoletti dice, a proposito dei suoi versi: “si tratta quasi di appunti irosi dettati da una disperazione stenografica, intrecciati di fissazioni implacabili in un discorso tutto orami poeticamente risolto in sottolineare violente sulle ragioni d’una libertà totale, non più procrastinabile”.

Da Bologna, dove abita in Via Senza Nome, Gottarelli si trasferisce nuovamente e dal 1965 al 1967 abita in una casa lungo le rive del Sillaro, nei pressi di Castel San Pietro Terme (BO).

Qui scrive il poemetto Il paese del diavolo, mai pubblicato. Nel 1967 abita ad Ozzano dell’Emilia, ed insegna nella frazione imolese di Zelo.

Due anni dopo, pubblica la raccolta di poesie “Pomeriggio degli avverbi”.  La conoscenza e l’amicizia con Spagnoletti continua, e l’importantissimo critico letterario presenta più tardi, con un’impegnata introduzione, il libro di liriche dal titolo “La bambina e la rivoluzione”, pubblicato nel 1971.

Per quanto riguarda la sua attività pittorica, risale al 1960 la prima mostra personale tenuta a Faenza (RA), cui seguirà nel ’66 a Parigi una rassegna che sarà frutto di maturazione e che gli procurerà l’invito al “Salone di Maggio” (Salon de Mai) a Parigi.

Il suo amore per la natura lo porta a spostarsi ancora, senza tregua, da una abitazione all’altra, finché si ferma nella zona di Pediano (Imola) e qui rimane per circa due lustri, in una casa isolatissima, dove tenta un allevamento di cavalli, ed è di questo periodo la pubblicazione del romanzo L’amore al rallentatore.

Di qui, nel 1977 si sposta ancora, in una casa senza luce e senza gas, alle Vallette, in Via Valsellustra, territorio che si trova all’estremità occidentale della Romagna, oggi suddiviso fra tre comuni Imola, Casalfiumanese, Dozza.

Qui vive in un isolamento proverbiale e sempre qui si dedica totalmente, benché abbia iniziato molto tempo prima, a scrivere sotto forma di diario, una raccolta di lettere filosofico-amorose, che pubblicherà nel tardo 1981 col titolo “Lettere Inutili”.  

La stesura del libro ha impegnato Gottarelli per una decina di anni. In quest’ambito, il suo pensiero e la sua prosa acquistano una profondità nuova; le sue passioni trovano in questa prosa l’eco di una dimensione esistenziale con una forte profondità e continua tensione degli stati d’animo.

Siamo dunque nel 1981, anno in cui Gottarelli si trasferisce definitivamente dalla campagna imolese in città e in particolare in via Spaventa al nr. 5, dove ci rimane fino alla morte.

Benché abiti poco lontano dal cento di Imola, il suo pensiero e la sua poesia non vengono disturbati, all'opposto, acquistano una interiorità che lo sposta dalla sua dimensione impressionista.

Tonino Gottarelli, porta avanti questa ambivalenza artistica dello scrivere e del dipingere con lo stesso fervore e ottiene risultati importantissimi nei due campi e si può dire della sua poesia che è una «pittura parlante» e della sua pittura una «silenziosa poesia».

 Nel 1986 vediamo Gottarelli protagonista del film “Storie di donne” nel ruolo di docente dell’Accademia delle Belle Arti, regia Donatella Raffai, girato per la RAI-TV. Tre anni più tardi, nel 1989, uscirà la splendida raccolta di poesie Vita di un’idea con la quale vince il primo premio Lions Club, a Milano.

Seguiranno Riassunto del cielo un libro pieno di passeggiate e quesiti metafisici e Pensieri in prospettiva, opera che non tradisce la passione di Gottarelli che via via si indirizza verso tutto ciò che è pensiero meditativo, come pure verso i grandi problemi della società umana.

Nel 1995 esce il volume Musa a domicilio, opera questa che raccoglie lo spirito contemplativo di chi sa ancora «sentire» e «vedere» con gli occhi; ma la sua saggezza ritrovata lo rende sempre più isolato.

Lo troviamo nella solitudine ormai consueta a scrivere e dipingere le opere più importanti, immerso in una ricerca intensa ma sempre consapevole.

Nel frattempo, fa tantissime mostre in Italia e all’estero.

Da non tralasciare l’atto di generosità verso la sua città, a cui è stato sempre estremamente legato, quello di aver creato nel 2002 la Fondazione Centro Studi che porta il suo nome e ha come compito e vuole testimoniare il suo percorso poetico e pittorico.

E qui voglio dar voce a Thomas Mann, che scrive in Morte a Venezia: “…è certo buona cosa che il mondo conosca solo l’opera bella, ma non le sue origini, le circostanze della sua nascita; perché la conoscenza delle fonti dalle quali l’ispirazione è scaturita lo turberebbero, lo riempirebbero di sgomento, annullerebbe gli influssi dell’Egregio!”. Il che vuol dire che di un artista è meglio non conoscere troppo la vita.

Tonino Gottarelli si spegne ad Imola il 20 febbraio del 2007.

 

Mariana Campean